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E’ tempo di asilo…oppure no?

Qualche giorno fa, mentre passeggiavo con la mia famiglia, ho incontrato una mia cugina, anche lei in fase passeggiata con marito e figli. Due figli, come me, e la primogenita in età da scuola materna, un po’ più grande del mio treenne Fabio. E’ da un po’ di tempo che la bambina all’asilo non la vedo, come non vedo i genitori o i nonni che vanno a prenderla. 

Così ieri le ho chiesto, tanto per chiacchierare, “E all’asilo come va?” e ho scoperto che la bimba all’asilo non ci va praticamente mai. Regolarmente iscritta, ci è andata un po’ i primi mesi, anche se non assiduamente, e ora se ne sta prevalentemente a casa con la mamma o i nonni. Incuriosita, ho chiesto a mia cugina il perché di questa scelta e lei mi ha spiegato che lavorando part time riesce a stare spesso a casa con i bambini e, semplicemente, vuole godersi questi momenti con loro più che può. “Avrà tanto tempo per andare a scuola…” mi ha detto. Parlava con grande naturalezza, senza mostrarsi minimamente in imbarazzo e senza cercare alcuna scusa convincente per giustificare questa scelta un po’ controcorrente.

Confesso che questa breve conversazione mi ha fatto riflettere. Onestamente, non mi sono mai posta il problema se fosse giusto o necessario mandare i miei figli alla scuola materna; ho iscritto Fabio senza pensarci su, quasi come si trattasse di iniziare la scuola dell’obbligo, anche se la scuola dell’infanzia obbligatoria non è. Il mio pensiero era che fosse ora che Fabio cominciasse a socializzare in modo più “strutturato” con altri coetanei, e che cominciasse a svolgere attività nuove, diverse da quelle a cui si dedicava a casa con me, e che ricevesse gli stimoli di educatrici esperte. 

Ora improvvisamente mi chiedo: avrò fatto la scelta giusta?

Cominciando a frequentare la scuola materna, il tempo di Fabio è radicalmente cambiato, ha subito un’accelerazione; l’organizzazione della sua giornata è stata stravolta, un nuovo ambiente e nuovi attori sono entrati a far parte della sua vita, per gran parte del suo tempo: dalle nove del mattino alle quattro del pomeriggio, cinque giorni su sette.

A pensarci, non è poco!

I primi tempi, infatti, non sono stati semplici. Fabio si è abituato pian piano alla nuova situazione, ha passato un periodo in cui dimostrava di avere un gran bisogno di rassicurazioni, di vicinanza, soprattutto la mia. Era come se avesse paura di venir abbandonato e faceva continuamente domande sullo svolgimento della sua giornata: chi mi accompagna all’asilo? chi mi viene a prendere? Oppure cercava di autorassicurarsi dicendosi ogni giorno: allora, quando suonano le campane si mettono a posto i giochi, poi si va a mangiare, poi si fa la nanna e poi arrivano le mamme…

Un tentativo di tenere sotto controllo il suo tempo?



Poi le cose sono andate sempre meglio, e ormai è davvero contento di andare all’asilo. Si diverte, ha i suoi amichetti, sta imparando a disegnare cose vagamente riconoscibili e ha anche cominciato a mangiare piatti che a casa non voleva neppure assaggiare. Mi sembra sereno, insomma. 

Ma come sarebbe se invece stesse a casa? 

Lavorando principalmente da casa, avrei in effetti la possibilità di tenerlo con me, così come faccio con il piccolo duenne. Sicuramente riceverebbe una dose di affetto e attenzione individuale maggiore rispetto a quella che può offrigli l’asilo, ma le esperienze che io posso fargli vivere e gli stimoli che gli posso dare sarebbero naturalmente diversi, e chi mi dice quale sarebbe la soluzione migliore per lui? 

Soprattutto, però, mi dispiacerebbe farlo rinunciare al tempo trascorso con gli altri bambini, i suoi compagni di gioco quotidiani, con i quali sta imparando pian piano a interagire e a stabilire rapporti di amicizia. Tenendolo a casa con me, non riuscirei a garantirgli questa esperienza, che io metto in cima ai vantaggi del frequentare l’asilo. 

Senza parlare del fatto che, se Fabio non frequentasse l’asilo, anche il mio tempo cambierebbe radicalmente e dovrei riorganizzarne la gestione: due bambini insieme, da accudire e con cui giocare e uscire, la casa, il lavoro e le infinite varie ed eventuali di ogni giorno.


Non nego che con un figlio all’asilo per quasi sette ore io ho trovato più tempo per me, e anche per il piccolo di casa che, tra l’altro, da buon secondogenito si sta dimostrando decisamente più impegnativo da gestire rispetto al primo.

Stare tutto il giorno con tuo figlio, inoltre, non ti dà la garanzia di trascorrere con lui tempo di qualità che, secondo me, significa dedicargli dei momenti in cui gli dai completa attenzione, lo ascolti, gli parli, fai insieme a lui qualcosa di piacevole per entrambi, e gli dici chiaramente che ti piace questo tempo passato con lui.

Quindi, anche quando passo tutto il giorno con i miei figli, devo stare molto attenta a come gestire il tempo con loro. Il rischio è trascorrere la giornata svolgendo le faccende e il lavoro che hai da fare, buttando un occhio a quello che fanno i bambini, rispondendo alle loro richieste in modo distratto e frettoloso, perché “non hai tempo”, senza accorgerti che quel tempo che non hai lo stai proprio sprecando…

E’ chiaro che tutti abbiamo da fare, ma vale davvero la pena ogni tanto fermarsi e decidere di trascorrere anche solo qualche minuto a fare qualcosa con tuo figlio, dedicandogli completa attenzione, dimostrandogli di essere davvero interessata a quello che sta facendo. Quando lo faccio, improvvisamente mi sembra che il tempo trascorso a casa con loro abbia più senso. 

In conclusione, asilo sì o asilo no? 

Come sempre, ognuno fa la sua scelta, in base alle proprie convinzioni, al proprio stile genitoriale e alle esigenze del bambino.

Per quanto mi riguarda, a prescindere da tutte le mie riflessioni, giusto ieri ho avuto la conferma che per Fabio “Asilo sì!” è la scelta giusta…
Appena entrati in classe, i due bimbi con cui Fabio gioca di più lo hanno accolto con salti di giubilo al grido di “Fabio! Fabio!” e lui, visibilmente contento, li ha raggiunti.

Iniziando l’asilo, il tempo di Fabio è diventato un po’ più simile a quello degli adulti, e questo un po’ mi spaventa, perché so che il suo andare incontro al mondo significa che io avrò sempre meno la possibilità di proteggerlo da pericoli, dolori e delusioni. 

Ma il tempo non lo puoi fermare, lo puoi solo vivere al meglio ed è un dato di fatto che, come dice Fabio, “Mamma, vedi come sto diventando grande?”

A presto, 

Adele

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