autostima

Protezione e stimoli, al parco giochi.

Finalmente il sole è arrivato, a scaldare le prime feste estive e le nostre mattinate al parco. Altalene, scivoli, dondoli, corde per arrampicarsi, gonfiabili, prati in cui correre sono un punto d’osservazione privilegiato per chi, come me, ama “studiare” le dinamiche di relazione tra genitori o nonni con i propri bambini 🙂
L’ambiente del parco o i giochi per bambini presenti alle feste di paese sono naturalmente pensati per far divertire i piccoli, ma è altrettanto chiaro che nascondono qualche insidia…scale da cui poter cadere, altalene in movimento contro cui sbattere, scivoli da cui scendere in modo pericoloso, gonfiabili ripidi e pieni di bambini urlanti che non guardano nemmeno dove vanno.

Io quest’anno mi sento più rilassata al parco giochi. L’estate scorsa Marco aveva da poco compiuto un anno e naturalmente aveva bisogno di essere accompagnato in quasi tutte le attività di gioco. L’istinto principale in quella situazione era quello di proteggerlo.
Ora di anni ne ha due, imita tutto ciò che fa il fratello Fabio quasi quattrenne e si sente un ometto. 

Io posso sedermi su una panchina e guardarli giocare, intervenendo solo in caso di imminente pericolo. Marco sale tranquillo sulle scale dello scivolo, scende un volta seduto, un’altra a pancia in giù, e anche se l’atterraggio non è proprio perfetto lui non si scompone più di tanto. Si siede tutto contento su quelle giostre che girano in tondo e si fa spingere veloce – mentre a me gira la testa solo a guardarlo -. Si rotola sull’erba con le sue macchinine e cerca di tirare calci al pallone potenti come quelli di Fabio.

La parola d’ordine è diventata “stimolo”, pur mantenendo intatto l’istinto di protezione. Per questo devo ringraziare anche mio marito, che, da buon papà che vuole “dare le ali” ai suoi figli, ha sempre cercato di ridimensionare la mia naturale apprensione e mi ha aiutato a vedere le situazioni in modo più sereno, cogliendo le innumerevoli opportunità di crescita e di conquista dell’autonomia che anche uno scivolo al parco può regalare.
Mentre io lo lascio fare, vedo genitori e soprattutto nonni che tallonano figli e nipoti per tutto il parco, chiedendogli a ogni passo “Dove vai?”, “Cosa vuoi fare?”, oppure intimandogli “fermati!!!”, prima ancora che il bambino possa intraprendere una qualunque attività. Bambini interrogati di continuo, accompagnati e assistiti in ogni gioco, in ogni fase.

Qui l’istinto di protezione si guadagna prepotentemente la scena, e la paura che i bambini si facciano male è sempre in agguato.

Probabilmente, qualcuno mi considera una mamma degenere.
Qualche giorno fa, una nonna ha guardato apparentemente divertita il mio duenne che scendeva dallo scivolo a pancia in giù per poi, un attimo dopo, ammonire il nipote quattrenne di non farlo, perché “è pericoloso!”
Talvolta mi sembra di vedere le mamme e le nonne che si accalcano attorno ai bambini guardare verso di me, beatamente seduta, con aria di rimprovero, perché Marco sale sulle scale da solo. 

Forse è solo frutto della mia immaginazione, fatto sta che qualcuno a volte si sente in dovere d’intervenire al posto mio…

L’altro giorno un papà, che accompagnava la figlia su questo benedetto scivolo, ha visto Marco davanti a lui che saliva da solo e ha pensato di aiutarlo, tenendogli il braccio mentre procedeva sugli scalini. Marco era un po’ basito e, arrivato in cima, si è voltato verso di me dicendo “Mamma, mi ha fatto male, qui sul braccio!”. Io, un po’ imbarazzata, ho fatto un sorriso al papà, che a quanto pare non parlava bene l’italiano, e ho rassicurato Marco, dicendogli che quel signore voleva aiutarlo.

Solo qualche giorno prima eravamo a una festa in paese, dove per l’occasione hanno montato uno scivolo gonfiabile, la passione di Fabio 🙂
In effetti, per Marco a me sembrava un po’ ripido, ma lui naturalmente voleva salirci  e l’ho lasciato fare. Al massimo avrebbe desistito dopo il primo tentativo. 

E invece, altro che desistere! Il duenne ci ha preso gusto e, nonostante un po’ di fatica nell’arrampicarsi, superata anche grazie all’aiuto del cugino novenne, ha cominciato a divertirsi un mondo. Era in maniera evidente il bimbo più piccolo su quello scivolo. 
Noi tranquillamente seduti sul prato lo guardavamo sereni, ma la sua presenza ha risvegliato l’istinto di protezione di una mamma che, appena ha visto quello scricciolo tentare di salire sul gonfiabile, lo ha dolcemente dissuaso, prendendolo in braccio e rimettendolo a terra. Lui l’ha guardata stranito, le ha detto qualcosa che non so e poi è venuto verso di noi, con espressione confusa.

“Mamma, posso salire?” “Sì amore, vai, non preoccuparti, quella signora voleva solo aiutarti”. Un gran sorrisone da parte nostra alla signora in questione e Marco ha ricominciato il giro.

Non c’è niente di male in questi interventi, sia chiaro. L’istinto di protezione è, appunto, un istinto, e viene naturale metterlo in atto quando vediamo un bimbo piccolo fare qualcosa che implica un certo grado di rischio. 
Questi genitori che sono intervenuti con Marco si sono dimostrati attenti e premurosi. Non so se hanno pensato che siamo genitori un po’ incoscienti, io però sono convinta di voler dare ai miei figli una certa libertà di movimento, entro limiti chiari e definiti naturalmente.

Una libertà che gli permetta di capire che cosa sanno fare e che cosa possono imparare a fare. Una libertà che li faccia sentire competenti e che li aiuti nella costruzione del loro senso di autoefficacia, il “sapere di saper fare”, che è fondamentale per lo sviluppo della loro autostima 🙂

Penso sia bene iniziare da piccoli, perché più cresceranno e più la loro richiesta di libertà vorrà travalicare i nostri limiti. Imparare a gestirla fin dall’infanzia può essere un buon primo passo, che ne dici? 

Tra l’altro, come ho scritto in “Lo sapevi che…”, “Se è chiaro a tutti che i bambini trascurati possono sviluppare una scarsa autostima, la protezione eccessiva è invece un rischio sottovalutato. I bambini iperprotetti sono infatti molto più esposti ai pericoli, perché gli manca l’esperienza, la conoscenza del mondo e soprattutto un’autostima di base che possono acquisire solo esponendosi a piccoli rischi e superandoli.”

“Un bambino sicuro di sé è un bambino, entro limiti ben definiti, lasciato libero di scegliere.” R. Feuerstein.

A presto,

Adele

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