emozioni

Secondo (figlio) e contorno

Ho un fratello di quattro anni più piccolo di me, e anche se ora da adulti l’affetto reciproco (almeno spero) è molto solido, non è stato sempre così.

Ricordo come fosse ieri tutte le “angherie” che ho dovuto subire da lui, con la complicità dei miei genitori.
Forse ANGHERIE è la parola sbagliata, ma quando ero più piccolo le emozioni contrastanti che provavo verso mio fratello riportavano al significato di questa parola.
Dal vocabolario, Angheria = Vessazione, sopruso, prepotenza
Sì, ero vessato dalla prepotenza di mio fratello che, avendo intuito di passarla sempre liscia con i genitori, profittava di ogni situazione per fare quello che voleva. Spesso incassavo colpi anche indirettamente; le sue azioni non erano rivolte a me specificatamente, ma le accusavo lo stesso.
Io lottavo sempre per ottenere qualcosa, arrivava lui e tac……servito sul piatto d’argento, senza il minimo sforzo. “Ma dai, lui è piccolo!” mi dicevano mamma e papà, e gliela concedevano.
Attenzione!!!  In certe fasi della vita quattro anni di differenza sono tantissimi.
Su alcuni ricordi “vessatori” oggi mi faccio proprio delle grasse risate ma allora ero davvero arrabbiato.

Lo sapete che non ho una fotografia della mia Cresima senza di lui attaccato alla mia gamba, che piangeva?

Lo sapete che dovetti farmi il buco per l’orecchino di nascosto, mentre ero in vacanza con l’oratorio, prendendomene di ogni al telefono (e non vi dico al rientro) mentre lui incurante si fece accompagnare dalla nostra vicina senza chiedere niente a nessuno?
E mio padre cosa disse? Dai, lo hai anche tu! Coooosa? Le ho prese per averlo e sono più grande, dicevo io!
Lotta infinita per avere il motorino e lui tac……….se lo ritrova già pronto!
E non parliamo dall’ora per rincasare la sera! A 18 anni il mio coprifuoco erano le 23.30 (comunque mai rispettato); a 18 anni il suo era come il mio a 22. Vi sembra giusto?
Per me allora era inconcepibile! E potrei narrarne molte altre…
Perché vi racconto tutto questo?
Il mio secondo figlio Marco da poco ha compiuto un anno, e in un momento di riflessione personale ho cercato di capire cosa gli ho dato in questo primo anno di vita.
Sicuramente la volontà di ripetere le stesse azioni fatte con il primo era tanta, ma mi sono reso conto che non ci sono riuscito.
Molti consigli mi hanno portato ad assicurarmi che Fabio, che aveva solo un anno e mezzo, non subisse negativamente l’arrivo di un “avversario”, e così ho cercato di agire. E’ opinione comune che, quando arriva il secondogenito, le attenzioni dei genitori si rivolgano tutte su di lui, a discapito del fratello maggiore. Insomma, tanta era la paura di trascurare il più grande, che alla fine il più trascurato è stato il nuovo arrivato!
Ho riscontrato che molte emozioni già vissute per il primo non riescono a essere altrettanto travolgenti per il secondo. Aver già fatto la stessa cosa in precedenza mi rassicura talmente tanto, che spesso non ci metto lo stesso entusiasmo e precisione. Questo a volte mi fa sentire carente nei confronti del piccolo. Mi sento come se non gli stessi dando lo stesso affetto.
Forse però è solo una mia paranoia, visto che con Marco le cose stanno procedendo bene: mi cerca, ha cominciato a chiamarmi, ride e vuole venire in braccio ogni volta che mi vede.
E che dire del rapporto tra i due fratellini?
Si cercano, si abbracciano e si sbaciucchiano (a volte si danno anche qualche spintone, ma è normale credo).
Che cosa pretendo di più?
Io e Adele in questo momento siamo proprio soddisfatti dei nostri figli, e ci premiamo per il lavoro che stiamo facendo come genitori.
Chiunque ci conosce non ha mai sentito una lamentela che riguardasse i nostri bambini.
Insomma, la mia esperienza fin qua vissuta m’insegna che, in questo primo anno, il secondo non è riuscito ad avere le stesse attenzioni che ha avuto il primo, ma il fatto di rendermene conto e di rifletterci su credo sia un buon punto di partenza per migliorare. Fermo restando, però, che ogni figlio è unico e diverso dall’altro, e non è detto che tutti i fratelli abbiano le stesse esigenze, nello stesso momento della vita.
Ora ho capito che le “angherie” e le concessioni a mio fratello non arrivavano da scelte volontarie, ma solo da due genitori che, forse, come me si sentivano carenti nei confronti del figlio minore e cercavano così di sopperire alla diversità di trattamento, che comunque è fisiologica.
Cercherò di ascoltare e andare incontro ai bisogni dei miei figli, individualmente, senza etichettare sempre Marco come “il più piccolo” e senza caricare troppo Fabio della responsabilità di essere “il fratello maggiore”. J
Alla prossima
Mirko

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