capricci

Sette cose da fare quando tuo figlio disubbidisce.



Dal titolo, questo post sembrerebbe una ricetta, ma nulla è più lontano dalle mie intenzioni 🙂
I bambini non sono come un dolce di alta pasticceria, in cui gli ingredienti sono sempre attentamente e sapientemente dosati, in modo quasi scientifico. I bambini somigliano di più a un pasticcio… di pasta, carne, verdure in proporzioni variabili, e che a ogni morso ti riserva una sorpresa di sapori. 
Per questo motivo, il percorso di educazione dei nostri figli non può somigliare a una ricetta, non può ridursi a una serie di regole e schemi da applicare in modo meccanico. Sono convinta che anche i consigli dei migliori esperti inevitabilmente si scontrino con l’unicità di ogni bambino, di ogni genitore, del loro rapporto e della situazione che stanno vivendo.
Mi ha molto colpito un pensiero di Bruno Bettelheim, illustre psicologo e psichiatra, che ho subito fatto mio: il modo più efficace di aiutare gli altri nell’educazione dei figli è incoraggiarli a sviluppare un proprio intuito educativo e ad assumere atteggiamenti appropriati non solo agli scopi che si prefiggono, ma anche al tipo di persone che loro sono, e al tipo di persona che è il loro figlio. 
Detto questo, e scartate le ricette preconfezionate, credo sia però fondamentale trovare la direzione in cui andare, e stabilirla in base agli obiettivi che ti poni. Come trovare la direzione? Informandosi, leggendo, ascoltando, osservando, facendo corsi, confrontandosi con se stessi e con gli altri, per aprire la mente e trovare la strada giusta per noi e per la nostra famiglia.
Per esempio, sono convinta che quando abbiamo a che fare con i continui “no” e i comportamenti esasperanti dei nostri figli sia essenziale sapere dove andare, come muoversi, che linea seguire per reagire in modo efficace e non diventare completamente isterici 🙂
Io vivo con un duenne e un treenne, quindi intemperanze, secchi “no”, decisi tentativi di affermazione personale e sfide contro i limiti stabiliti sono all’ordine del giorno.
Pare che un bambino di quest’età faccia in media tre richieste al minuto, che moltiplicate per due bambini fanno sei, che divise per una mamma imperfetta sono…troppe. Quando poi le richieste si sovrappongono, oppure quella del duenne è uguale, contraria e inconciliabile con quella del treenne – “Voglio quella macchinina!” Sì, proprio quella tra le decine e decine che abbiamo, proprio quella con la gomma bucata e la portiera acciaccata che sta usando mio fratello…- beh, allora avere una strategia è d’obbligo.
Ti sarà d’aiuto tener presente che quando tuo figlio disubbidisce a oltranza non lo fa per farti un dispetto, ma sta soltanto facendo il suo mestiere.
In particolare, con i suoi insistenti “no” il tuo bambino riesce a:
   Scoprire fin dove può arrivare: disobbedendo, tuo figlio scopre se i limiti che gli hai dato sono valicabili, oppure no; scopre se, insistendo un po’, può averla vinta oppure no.
  Suscitare il tuo interesse: di solito, se tuo figlio si comporta bene viene ignorato. Se, invece, disubbidisce, risveglia subito la tua attenzione. Obiettivo centrato 😉
     Capire chi comanda in casa: si sa che le regole e la linea educativa dovrebbero essere definite dai due genitori insieme, e che entrambi dovrebbero essere d’accordo sul rispettarle, ma, nella realtà, si sa anche che di solito uno dei due tende a essere più accondiscendente.
Prima di tutto, credo sia fondamentale:

1. Mantenere la calma. E’ sorprendente scoprire come un atteggiamento tranquillo possa essere contagioso e disarmare il bambino, che si accorge che con urla, lamentele, pianti e ricatti non otterrà nulla, nemmeno di farci arrabbiare. Tra l’altro, se tuo figlio ti vede agitato e arrabbiato capisce subito che in quel momento sei vulnerabile e che lui può averla vinta.

 2. Non permettere mai a tuo figlio di ottenere ciò che vuole con la prepotenza. Fermalo subito, spiegandogli che con pianti e urla non può ottenere nulla. Se lo accontenti per non sentire più i suoi piagnistei e il suo tono irritante, lui imparerà che è così che si fa e si comporterà in quel modo anche fuori casa, suscitando il comprensibile fastidio di chiunque abbia a che fare con lui.
 
   3. Digli chiaramente che il suo modo di fare non ti piace e ti dà fastidio. Sii chiaro e serio: “Non mi piace quando parli in questo modo; se vuoi qualcosa, chiedimelo in modo diverso per favore.”
     4.Pretendi quindi che ripeta la richiesta in modo corretto, con un bel “Per favore” e senza piangere. Su questo punto devo lavorare molto con il mio duenne Marco, che ci prova sempre a sfinirmi con la lagna per avere ciò che vuole. So bene che non cedere è difficile, perché la situazione è snervante; a me aiuta molto pensare che lo faccio per il suo bene e che tra qualche mese la situazione migliorerà (o almeno così m’insegna l’esperienza avuta con il primogenito).
   5. Non metterti a discutere con tuo figlio. Una spiegazione chiara e breve sul perché il suo comportamento è inaccettabile va bene. Intavolare lunghe discussioni, invece, è controproducente: ti metti sulla difensiva e dai l’impressione di dover giustificare il tuo rifiuto. Il messaggio che passa a tuo figlio è: “Non è sicura neppure lei di ciò che mi sta dicendo. Se insisto ancora un pochino, cede.”
E ora, due consigli “dalla parte del bambino”, per così dire, dalla parte della comunicazione emotiva ed empatica che sono convinta debba stare alla base della relazione con nostro figlio.

6. Consolalo e confortalo sempre quando piange, anche quando le sue richieste ti appaiono assurde – tipo uscire a giocare in giardino con una tempesta di vento in atto – . Tuo figlio ha prima di tutto bisogno di sentirsi accettato e di veder riconosciuti i propri sentimenti e desideri. Pensaci: anche tu, quando sei arrabbiato, hai bisogno di sentirti accolto con comprensione e gentilezza, per lo meno dalle persone che ti vogliono bene.

   7. Sforzati sempre di comprenderlo. Sono convinta che tra i due estremi della troppa severità e della troppa indulgenza esista e sia praticabile una terza via: quella dell’ascolto. Molte persone prendono i bambini poco sul serio; sminuiscono i loro sentimenti, sdrammatizzano e talvolta addirittura ridicolizzano le loro reazioni emotive, considerandole irrilevanti proprio perché provengono dai bambini, persone “piccole” e per questo ritenute incapaci di provare “veri” sentimenti e desideri ragionevoli.
Niente di più falso! I bambini hanno tutto il diritto, così come gli adulti, di veder soddisfatti i loro bisogni e di poter esprimere i propri desideri.
Sentimenti e desideri non sono giusti o sbagliati. Per quanto a noi possano sembrare assurdi e immotivati, esistono e hanno il diritto di essere riconosciuti.
La prima domanda che faccio ai miei bambini quando vanno in crisi è “Cosa succede? Di cosa hai bisogno? Posso aiutarti?” Se il bambino si sente capito, sarà più disposto ad accettare i nostri limiti.
Sull’ascolto dei bambini ci sarebbe moltissimo da dire – e mi sto preparando a farlo 😉 -, qui basti dire che il messaggio che dovrebbe passare è che tutti i sentimenti e desideri sono comprensibili e accettabili, ma non tutti i comportamenti lo sono.
Ed è proprio sul modo di esprimerequel sentimento o desiderio che dobbiamo intervenire: essere arrabbiati va bene, picchiare il fratellino no.
Tuo figlio ha sete di comprensione, ha bisogno di sentirsi amato e accettato anche quando si comporta male. Per questo succede, a volte, che un abbraccio o una coccola dissolvano come neve al sole la crisi che stava per scoppiare. 🙂
A presto,
Adele

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