Tornati a casa dalle vacanze, ora il prossimo pensiero è che tra due settimane Fabio inizierà la scuola materna.
Sul piano pratico sono pronta: zainetto, grembiulini con nome sapientemente ricamato a punto croce da mia cognata, idem per bavaglini e asciugamani – io al massimo sarei stata in grado di scrivere il nome con un pennarello -.
Sul piano psicologico-emotivo, al contrario, non sono certa di essere pronta. Intendiamoci, sono molto felice che il mio bambino cominci quest’avventura, che gli darà tanti nuovi stimoli e gl’insegnerà molte cose, ma sono anche consapevole che si tratta del primo vero distacco da noi, da me!!!
Dal canto suo, Fabio sembra contentissimo; sono mesi che gli parliamo della scuola materna con entusiasmo e abbiamo partecipato a una sorta di open day, in cui i bambini hanno conosciuto la maestra e i compagni. Lui al momento pare ansioso di cominciare, ma so che molto probabilmente, prima o poi, almeno una piccola crisi la vivrà. Sembra sia così per la stragrande maggioranza dei bambini.
Ma che cosa dire invece della crisi delle mamme?!
Ho una cara amica maestra d’asilo, che mi racconta di come parecchi genitori – mamme, ma anche papà – il primo giorno non riescano a trattenere le lacrime al momento di lasciare il pargolo in classe.
Mi chiedo se sarò una di loro e spero ardentemente di no!
Il problema grosso è che il genitore piangente spazza via in un secondo il sentimento di sicurezza del figlio; il bambino, che magari era sereno e tranquillo all’idea di restare all’asilo, si chiederà come mai la mamma o il papà sono tristi e trarrà la conclusione che la scuola materna è un brutto posto e che è meglio andarsene al più presto!
A questo punto è probabile che scoppi a piangere anche il bambino e allora tornare a casa sereni senza di lui sarà ormai una missione quasi impossibile.
Insomma, l’ansia del genitore è ciò che fondamentalmente causa o aggrava l’angoscia del figlio, e il primo giorno d’asilo può essere un’esperienza illuminante in questo senso.
Lo psicologo Bruno Bettelheim sostiene che “Tutto dipende dai segnali che il bambino riceve dalla madre; se essi gli comunicano che la situazione è sicura e desiderabile, la accetterà ben presto e anzi trarrà piacere dalla nuova esperienza. Se, invece, l’iniziale difficoltà del bambino a lasciare la madre susciterà in lei delle reazioni che gli fanno intendere come anche lei sia preoccupata per quello che potrebbe accadere e sia riluttante a lasciarlo, allora naturalmente il suo iniziale turbamento ne sarà aggravato.”
E l’angoscia da separazione che prova la mamma? Pare sia provocata dalla previsione angosciante delle ben più drastiche separazioni che attendono lei e il suo bambino.
Questa angoscia, quindi, sarebbe già presente nell’inconscio come conseguenza delle personali esperienze infantili.
Bene. Ma che venga dall’inconscio, dallo stomaco o dalla pianta dei piedi, in pratica, che fare con quest’angoscia?
Io mi concentrerò su tre aspetti:
1. Autocontrollo sfrenato
2. Focus sui lati positivi della questione.
3. Brevità dell’operazione.
Non mi dilungherò in saluti lunghi ed eccessivamente affettuosi, che potrebbero seriamente minare il mio autocontrollo.
Sarò più ottimista di Pollyanna: l’asilo porterà con sè tante conquiste e tanto divertimento per Fabio, più tempo per me durante la giornata e più attenzioni da dedicare esclusivamente al mio secondogenito.
I grembiulini da lavare ogni giorno sono solo un aspetto seondario della questione 🙂
Eserciterò al meglio il mio autocontrollo e, in questo campo, alcune esperienze passate giocano a mio favore: molto spesso, infatti, è capitato che mi commuovessi davanti a tutti per avvenimenti importanti per gli altri e non per quelli che vedevano me protagonista.
Lauree di amiche, matrimoni – compresi quelli di semisconosciuti – battesimi, comunioni e cresime di nipoti mi hanno fatto piangere come una fontana.
Ricordo che, da ragazzina, al funerale di un mio zio sono riuscita a non versare lacrime ripetendo nella mente le declinazioni latine. In altri momenti molto tristi per me sono riuscita a mantenere un certo autocontrollo, per lo meno di fronte agli altri, e anche in occasioni molto felici: al mio matrimonio, per esempio, temevo di scoppiare in lacrime e invece nulla, mentre le mie amiche avevano tutte gli occhi lucidi. Idem alla mia laurea. Anche durante i parti non ho nè urlato come una pazza, nè insultato mio marito.
Forse sono strana io, ad ogni modo tutto ciò mi fa ben sperare.
L’imprevisto, però, è in agguato… riuscirò a uscirne indenne?!
E se qualcuna di voi ha dei consigli su come iniziare l’asilo senza traumi – per la mamma – sono molto ben accetti 😉
A presto,
Adele
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