Qualche giorno fa, mentre parlavo di tecniche di nuoto con un mio compagno di squadra, sono stato fulminato da un pensiero.
Antonio, il mio compagno, è un brigadiere dei Carabinieri. Mi sono ricordato che, finito il liceo, partecipai alle selezioni per entrare nell’arma: come effettivo, non di leva. Di carriera, insomma, non per sostituire l’ormai abolito servizio militare obbligatorio.
Ricordo che dovetti andare a Roma per sostenere il test di ammissione. Ricordo anche che i partecipanti erano 110.000 e che a passare sarebbero stati solo i primi 7.000.
Con orgoglio, dopo qualche mese ricevetti la conferma di essere stato convocato per la seconda fase, quella delle visite mediche. Sapere di essermi lasciato alle spalle almeno 103.000 persone mi riempiva di buone speranze.
Tornai a Roma con la divisa già indossata – quanto meno nella mia testa – sapendo però che avrei dovuto affrontare la prova più dura. Sì, perché all’epoca l’altezza minima per essere arruolato era 1,65 cm. Forse oggi è cambiata! mah…non so.
Il tenente medico pronunciò queste parole: ” Sig. Mastrorilli, la sua salute è perfetta, purtroppo le manca 1 cm per rientrare nei parametri.”
Ecco, la mia paura più grande si era verificata.
Risposi: ” Sapevo di rischiare questa fine, ma ci ho provato lo stesso. Non mi sarei perdonato il rimpianto di una rinuncia a priori. L’arma sta rifiutando un ottimo elemento!”
Uscii dall’ufficio carico di rabbia e tristezza, ma con l’idea che avevo comunque fatto la cosa giusta.
Perché vi racconto tutto questo?
Immaginate come sarebbe la mia vita se fossi stato alto -…o basso 😉 – 1,65 cm, o se il tenente medico, tenendo conto di tutti gli altri test, avesse chiuso un occhio…Wow! E’ questo il pensiero che mi ha fulminato mentre parlavo con Antonio.
Un centimetro, un solo centimetro, e la mia vita avrebbe preso tutta un’altra direzione.
Probabilmente a 19 anni questo pensiero non mi sfiorava neppure, ma in un attimo si è delineato per me un futuro diverso.
Dove sarei adesso? Avrei la setssa famiglia? Avrei dei figli? Non sono una persona che vive di ricordi – una persona che conosco dice :
“Il passato è passato e non ritorna pomodoro” hihihihihi 🙂
“Il passato è passato e non ritorna pomodoro” hihihihihi 🙂
ma negli ultimi anni ho preso la buona abitudine di far tesoro delle esperienze vissute, sia positive sia negative.
Ora…un maratoneta per completare un’intera maratona deve correre 42,195 km. Se si fermasse 1 cm prima, cosa accadrebbe? Le oltre due ore di sacrificio fisico sarebbero state inutili e lui non sarebbe inserito in classifica. Il suo sforzo vano lo includerebbe nel settore: non pervenuto.
Immaginate invece l’emozione di completare la gara, tagliare il traguardo, gli applausi, la famiglia lì ad aspettarlo e a congratularsi con lui per il risultato ottenuto. In quel momento la fatica non si sente, l’autostima esce da tutti i pori della pelle. E’ felice! Ben fatto!
Probabilmente nessun maratoneta si è mai fermato ad 1 cm dal traguardo. La vista dell’arrivo l’ha motivato a concludere, seppur esausto.
E nella vita invece?
Penso che nella vita quotidiana il traguardo non sia sempre visibile e che spesso magari ci fermiamo ad 1 cm dall’arrivo, senza saperlo.
In qualsiasi ambito in cui ci siamo posti degli obiettivi è necessario perseverare se vogliamo ottenere un risultato. Sul lavoro, con le amicizie, con la famiglia, con la propria compagna, con i propri figli.
Magari il traguardo non è lì, fisicamente davanti a noi, ma se l’abbiamo ben chiaro in testa sarà più semplice trovare la motivazione per perseverare ed essere costanti. Il motto potrebbe essere “Ancora una volta, un po’ meglio“.
Se per esempio, come me e Adele, siamo convinti di voler insegnare a nostro figlio ad addormentarsi nel suo letto, è fondamentale essere perseveranti e immaginare chiara nella nostra mente la situazione che vivremo una volta raggiunto l’obiettivo e che, presumibilmente, implicherà un maggiore e migliore riposo per tutti. Ok, magari passeremo notti insonni e saremo tentati di rinunciare e tornare alle vecchie abitudini, anche se non ci fanno stare bene.
Magari, però, basterebbe solo una notte in più. Solo una. Magari l’esperienza di altri amici con figli è lì a insegnarci che ce la possiamo fare, e noi ci fermiamo un attimo prima di riuscire.
Allo stesso modo, credo sia essenziale insegnare ai nostri bambini a non rinunciare. Non rinunciare a imparare cose nuove, anche se sembrano difficili, e non rinunciare a inseguire i loro sogni, anche se sembrano lontani.
Noi siamo il loro specchio: se ci fermiamo a un centimetro dal traguardo, molto probabilmente anche loro lo faranno.
Se l’obiettivo che abbiamo ha un grande perché, lo raggiungeremo continuando a provare e riprovare, fino a che troveremo la strada giusta. Ogni volta aggiungeremo un centimetro in più, e poi un altro, e un altro ancora…e centimetro dopo centimetro raggiungeremo non uno, ma tanti traguardi, migliorando sempre più e acquisendo sempre più fiducia in noi stessi.
Voi cosa ne pensate?
A presto,
Mirko