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Crescere i maschi

Quando mi sono imbattuta in questo libro ne sono stata subito incuriosita: ho due figli maschi e tre nipoti maschi – c’è anche una femmina, per fortuna 😉 -.

Ho tante amiche con figli maschi, solo maschi, e onestamente, quando ho saputo che i miei bambini sarebbero stati maschi, mi sono chiesta 
E come si fa, a crescerli, i maschi??

Ho letto “Crescere i maschi” di Steve Biddulph, terapista famigliare, alla ricerca di spunti utili nel rapporto quotidiano con i miei figli, e anche per capire che cosa mi aspetta, tra qualche anno.

Ecco gli spunti che vorrei condividere con te:

– Fino a sei anni, il bambino è “della mamma”. L’obiettivo in questa fase è dare amore e sicurezza, far percepire la vita come esperienza calda e accogliente.

Dai sei ai quattordici anni ecco che il bambino si avvicina sempre più al papà, perché comincia a voler imparare a essere un uomo. Lo scopo ora è fornirgli competenze e abilità, ma anche educarlo alla gentilezza e all’allegria, di modo che diventi una persona equilibrata.

Dai quattordici anni in poi, nel suo cammino verso l’età adulta, il bambino, dice Biddulph, ha bisogno di un mentore maschio, un “buon maestro” che lo accompagni verso la maturità: un uomo adulto che il bambino ammira e di cui si fida, che lo aiuti a sviluppare la conoscenza e il rispetto di sé, ad apprendere abilità e ad assumersi responsabilità. 
Può essere un insegnante, un educatore, un allenatore, un amico di famiglia, uno zio. Il rischio, se non c’è un mentore, è che il ragazzo faccia completamente affidamento sul gruppo di coetanei, inadatto a svolgere questo ruolo delicato.

Hai presente quegli uomini emotivamente limitati, che fanno fatica a esprimere calore e tenerezza a moglie e figli, tesi e fragili, spesso a disagio con gli altri?
Pare che se durante i primi anni mancano il calore e l’affetto materni, allora il bambino, per controllare dolore e sofferenza, chiude i battenti con quella parte di sé che è legata alla mamma, cioè la parte tenera e affettuosa, diventando poi l’uomo adulto che ho descritto.

Quindi? Abbracciamo i nostri figli maschi, che abbiano tre, sei, dieci o quindici anni!

Mi è piaciuto in particolare un consiglio che l’autore dà ai padri, quello di “alleggerire”. I papà dovrebbero tener lontani i figli maschi dall’ “ansia da risultati”; limitare gli sport settimanali a uno o due, così da lasciare ai figli il tempo per “esistere” e basta.

Il tempo per esistere e basta. Mi piace moltissimo 🙂 e credo ce ne sia un gran bisogno.

Lasciare liberi i figli dalla smania da competizione e dedicare invece più tempo possibile a passeggiate, giochi, conversazione. 
I figli maschi, che spesso sono abituati fin da piccoli a competere per dimostrare la loro forza, dovrebbero invece essere stimolati a evitare un eccesso di competitività, in ogni campo, e dedicarsi invece di più al sano divertimento.



C’è una parola che ricorre spesso nel libro, e che a quanto pare è un fattore che influenza profondamente la crescita dei maschi: il testosterone.

L’autore spiega che verso i quattro anni il livello di quest’ormone si alza improvvisamente, determinando un maggiore interesse del bambino per l’azione, gli eroismi, le avventure e i giochi vivaci.
A cinque anni, invece, il livello si dimezza e il bambino si tranquillizza un po’.

Tra gli undici e i tredici anni, invece, i livelli di testosterone risalgono velocemente fino ad arrivare a circa l’800% rispetto ai livelli della prima infanzia!

Questo che cosa provoca? Beh, i ragazzi di quest’età diventano polemici, irrequieti e lunatici. E’ come se stessero nascendo un’altra volta, e questo li fa soffrire. L’intero sistema nervoso è costretto a riformarsi, il cervello deve riorganizzarsi e può andare “fuori uso”, rendendo i ragazzi svaniti e disorganizzati. Il testosterone influisce anche sull’umore e l’energia, diventando la causa di comportamenti energici e turbolenti.

Se i genitori sono consapevoli della situazione e ne conoscono le cause, potranno reagire a questa turbolenza in modo più rilassato, aiutando il figlio a superarla senza traumi.

D’altra parte, il testosterone dona anche flussi di energia creativa, interesse per la competizione, desiderio di successo e di esercitare protezione. Tutti fattori che, se incanalati in attività e scelte positive, porteranno grandi benefici alla vita dei ragazzi.

Il libro dà poi molti altri spunti e consigli pratici.

Illustra, tra l’altro, le tre cose di cui i ragazzi hanno sempre bisogno, e cioè sapere:
1. Chi comanda?
2. Quali sono le regole?
3. Queste regole sono applicate in modo imparziale?

Da questi bisogni si comprende che i maschi si riuniscono in “gang” per sopravvivere, per trovare un senso di appartenenza, ordine e sicurezza.
Quando i ragazzi si comportano con durezza, spesso lo fanno per nascondere la paura. Se qualcuno si impone in modo chiaro come capo, allora si rilassano.

Altri argomenti sono trattati poi nel libro, come:
– Le differenze tra cervello maschile e femminile
– Che cosa in concreto possono fare i padri con i loro figli maschi
– Il ruolo della madre, compresa la single che cresce un maschio da sola
– Lo sviluppo della sessualità
– I maschi a scuola – a quanto pare sarebbe meglio farli iniziare un anno più tardi! – 
– I ragazzi e lo sport
– L’ingresso nella società adulta

Ogni tema è accompagnato da consigli pratici e storie vere, che l’autore ha raccolto da genitori che si sono rivolti a lui per una terapia. 
Ad esempio, sto pensando seriamente di seguire il consiglio di Biddulph, che raccomanda di celebrare in modo speciale l’ingresso nell’adolescenza, intorno ai dieci anni (sembra presto, ma non lo è!).
Ho ancora sei anni di tempo per organizzarmi ;-).

Una lettura che incuriosisce, che può far luce su alcuni modi di essere dei maschi, su alcuni loro bisogni particolari e sul modo in cui i genitori possono soddisfarli.

Fermo restando che ognuno, maschio o femmina, è unico, con il proprio temperamento, con gli stimoli che riceve e con il proprio vissuto personalissimo, che influenzeranno in modo diverso il cammino della vita.

Io ho due maschi, ma chi ha figli maschi e femmine, vede la differenza?

A presto,

Adele

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