Appena sono uscita dalla sua stanza, Marco ha cominciato a piangere. Ha urlato “Mammi!, mammi!” – diminutivo di mammina, imparato dal fratello – per circa tre minuti, poi ha smesso. In questo preciso momento, mentre scrivo, ha ricominciato, ma per ora lo ignoro.
Ha cominciato anche a urlare “Ahia!”. Magari è un tranello, ma sarà meglio andare a controllare. Aspettate un attimo.
…
Bene, gli ho ripetuto le solite cose: “La mamma è qui, va tutto bene, è ora di riposare e tu sai addormentarti da solo tesoro…”
In effetti Marco, che ora ha 20 mesi, si addormenta da solo da quando è nato. Ci tenevo molto che imparasse subito a farlo, come il fratello più grande, e in effetti i benefici sono stati molteplici, sia per il sonno dei bambini, sia – e questo non è meno importante – per il nostro.
Va benissimo dare priorità al bambino e ai suoi bisogni, ma il martirio non fa per me. Certo, è capitato che qualche volta Marco o Fabio si addormentassero in braccio o mentre li allattavo, ma sono state eccezioni che hanno confermato la regola base “Ci si addormenta sereni e da soli nel proprio lettino”.
Sì, sereni. Perché ho proprio notato che i miei bambini hanno un rapporto tranquillo e pacifico con il sonno, amano la loro cameretta, il loro lettino e i loro doudou (i pupazzi per la nanna), che tengono con sè dalla nascita.
Tutti gli amici si sono sempre stupiti della tranquillità con cui Fabio e Marco vanno a dormire, e normalmente dormono tutta la notte. Chiaro che anche loro hanno momenti di nervosismo, notti meno tranquille o malattie che li scombussolano, ma sapere che si tratta di casi eccezionali mi fa affrontare con una certa serenità anche le occasionali notti turbolente.
Bene, e allora come mai adesso Marco piangeva?
Facciamo un passo indietro. A settembre Fabio, il fratello maggiore, ha iniziato la scuola materna e per un paio di mesi ha avuto il sonno un po’ disturbato e qualche problema ad addormentarsi. In particolare, chiedeva a me o al papà di sdraiarsi sul letto con lui, finché non avesse preso sonno. Una richiesta mai fatta prima.
L’abbiamo assecondato, consapevoli che l’asilo stava sconvolgendo la sua routine e gli creava un po’ di ansia. In effetti, poi pian piano non c’è stato più bisogno di stare con lui fino al suo “crollo”, e ora è tornato ad addormentarsi tranquillamente da solo.
Marco, però, forse accorgendosi che mamma e papà avevano cambiato abitudini con il fratello, ha cominciato ad avanzare lui le sue richieste, cioè che mamma o papà stessero con lui e gli tenessero la mano fino a che non si fosse addormentato. Per un po’ l’ho assecondato, ma poi ha cominciato a svegliarsi un paio di volte per notte e pretendere lo stesso trattamento. Stanca e infreddolita, mi sono ben presto stancata di farlo, e ho deciso di tornare alle origini.
Il mio metodo sta tra la tecnica di “Estivill il terribile” ( autore di “Fate la nanna” per chi non lo conoscesse) e i consigli molto efficaci di Tracy Hogg. In pratica, segui una routine per la nanna, metti il bimbo nel lettino e rassicuralo con parole dette in tono dolce, pacato, ma fermo, tipo “La mamma è qui con te, ti vuole bene e ti sta insegnando ad addormentarti da solo. Ora pensa a tutte le cose belle che abbiamo fatto oggi, chiudi gli occhi e sogni d’oro”, o qualcosa del genere.
A questo punto, te ne vai e presumibilmente il bambino comincerà a piangere, magari con urla che ti straziano il cuore…Dunque, escludendo che il bambino abbia problemi particolari, o soffra per qualche malattia, sta solo piangendo. Non sta soffrendo le pene dell’inferno, ma probabilmente è arrabbiato perché ci vorrebbe lì con lui.
Comprensibilissimo, per carità, ma il mio scopo è insegnargli quanto sia bello addormentarsi autonomamente e serenamente belli comodi nel proprio letto, e nello stesso tempo lui imparerà a sopportare un po’ di frustrazione.
Ora, non sto dicendo che lo lascio piangere disperato per ore finché non crolla. Di solito aspetto qualche minuto e spesso lui si calma da solo. Altrimenti, torno nella sua stanza, lo consolo un po’ finché si placa, gli dico le solite parole dolci e me ne vado.
Marco è grandicello e quindi non lo prendo in braccio. Semplicemente lo rimetto sdraiato se si è alzato in piedi e lo accarezzo un po’. I bimbi più piccoli possono essere calmati in braccio e poi subito rimessi giù, secondo il metodo che Tracy Hogg chiama Pick up/Put down, cioè tira su/metti giù.
Rimetti tuo figlio nel lettino, prima che si sia addormentato. Altrimenti, si abituerà alla tua presenza e la richiederà sempre. E se oggi può anche essere un piacere stare con lui finché si addormenta, tra un po’ potrebbe non esserlo più.
Marco è un bambino abituato ad addormentarsi da solo e quindi solitamente basta calmarlo un paio di volte perché riprenda sonno. Chiaro che se parliamo di bambini abituati ad addormentarsi sempre in braccio, cullati, attaccati al seno, portati in giro in macchina, dondolati sulla carrozzina o nel lettone…ecco che ci vorranno più tempo e più pazienza.
Ed è proprio solo questione di tempo e pazienza.
I bimbi troppo stanchi piangono in modo disperato, ma è una cosa normale. Se non sopporti di sentirlo, probabilmente mollerai il colpo.
L’importante è che tu e il papà siate soddisfatti del modo in cui vostro figlio si addormenta, e che siate disposti a continuare così.
Io sentivo che addormentare i bimbi sempre in braccio non era la cosa giusta per me e per loro, e tanto meno dormire tutti insieme nel lettone. Non è una situazione a cui aspiro e non lo faccio neppure quando sono ammalati.
Ma io parlo per me. Se a te e a tuo figlio sta bene, allora è perfetto.
Se invece senti che è ora di cambiare, che è ora che tuo figlio si addormenti da solo nel suo letto, allora armati di impegno e di pazienza e parti. Comincia a cambiare le cose nei sonnellini diurni, se tuo figlio li fa.
La prima notte potresti doverti alzare anche cento volte, ma le notti seguenti saranno sempre meno, e nel giro di qualche giorno di solito ce la si fa. Se non ci si arrende 🙂
Tieni presente che con un neonato è più facile, con un bimbo più grande, già abituato a un certo rito della nanna, è più difficile e faticoso.
Ma ce la puoi fare.
L’argomento “sonno dei bambini” è vasto e ricco di sfaccettature, e ci ritornerò ;-).
Per il momento, sogni d’oro…
A presto,
Adele
foto di freedigitalphotos.net
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