Comunicazione papà.

Quando i figli preferiscono il papà

Nella mia “famiglia ideale”, quella che m’immaginavo da ragazzina, c’era una decisa maggioranza di figlie femmine che, invece, non sono arrivate. 

Ho due maschi, adorabili, e quando aspettavo il primo, Fabio, ero bombardata – come quasi tutte le mamme – di luoghi comuni sul nascituro, il quale, essendo un maschio, “Sicuramente assomiglierà a te, i maschi prendono tutto dalla mamma!” e ” Sarà un mammone, i maschi stravedono per la mamma!”
 
Ah, sì?
 
Credo che tutte le mamme, anche quelle più impegnate, indipendenti e sicure di sé, coltivino il segreto desiderio di avere un figlio “mammone”, che vuole stare sempre con loro e che snobba un po’ il papà. 
 
Tra l’altro, una situazione del genere, in cui il ruolo della mamma predomina nella vita del figlio, è di solito accettata da tutti di buon grado. Probabilmente anche il papà, seppur un po’ dispiaciuto, se ne fa una ragione, immaginando che in natura le cose vadano inevitabilmente così.
 
Le cose per me, però, non sono andate proprio così.
Fabio fino a circa un anno e mezzo di età chiamava solo “papà!”, riservando a me soltanto qualche vocalizzo incomprensibile. Nessuno, o quasi, slancio affettuoso, nessun pianto se io me ne andavo, nessuna intenzione di pronunciare il fatidico “Mamma!”
 
Sentivo amiche e conoscenti dire, quasi scocciate, “Mio figlio vuole solo me, non si stacca mai, non posso fare niente, con il papà non vuole stare!” e io mi sentivo un’aliena. Fabio, che fin da piccolissimo è stato abituato ad essere accudito qualche ora da zii e nonni, sembrava decisamente preferire il papà, a cui faceva sempre una gran festa.
 
Devo dire che mio marito, in effetti, è stato molto presente con Fabio fin dall’inizio, molto coinvolto nel suo accudimento, oltre che nel gioco, e sicuramente questo ha favorito l’instaurarsi di un feeling immediato tra i due.
 
Io facevo finta di niente, ma in realtà ero insoddisfatta, triste e un po’ delusa: dov’era quella relazione così speciale tra mamma e figlio di cui tutti parlavano? 
 
La situazione è cambiata piuttosto rapidamente quando è nato Marco. Fabio aveva diciannove mesi e finalmente ha cominciato a chiamare “Mamma!”, forse consapevole di dover ora condividere le attenzioni che riservavo solo a lui con un altro esserino, spuntato all’improvviso.
 
Da allora, ha cominciato a richiedere di più la mia presenza, a farsi coccolare – senza esagerare! – e a chiamarmi come fanno tutti i bambini. Un sollievo.
 
Con Marco, invece, non ho mai avuto il problema di essere ignorata, anzi! 
Sarà stato il suo temperamento, o il fatto che io, libera dalle ansie e dalle paure che spesso hanno il sopravvento con il primogenito, me lo sia tenuto più vicino, lo abbia accudito in maniera più esclusiva; ad ogni modo, Marco è sempre stato molto attaccato a me e, addirittura, nel primo anno quasi ignorava il papà. Son soddisfazioni ;-).
 
Ora, che Fabio ha quasi quattro anni e Marco due, la situazione è molto più equilibrata.
 
In realtà ci sono altre mamme che vivono o hanno vissuto la stessa situazione, e che, inevitabilmente, ne soffrono.
 
Secondo gli esperti, il papà diventa molto attraente per i figli in particolare attorno ai due anni di età. Questo perché spesso cura di più l’aspetto ludico con i bambini, e gioca con loro in modo più coinvolgente rispetto alla mamma, che si occupa prevalentemente dell’accudimento e del rispetto delle regole, essendo più presente nella quotidianità.
 
Di solito, inoltre, la mamma trascorre più tempo con i figli, è sempre o comunque più presente fisicamente rispetto al papà. Per questo, il poco tempo passato con quest’ultimo diventa più prezioso, mentre la presenza della mamma è in qualche modo “scontata” per il bambino.
 
Ai papà piacciono i giochi d’azione, il solletico, saltare, correre, lanciare i bimbi in aria, e questo è particolarmente apprezzato dai bambini che amano il movimento.
 
Ma…
 
Quando il bambino ha bisogno di protezione, di consolazione o non si sente bene chi cerca? La mamma.
 
Radici e ali.
 
Di questo mi sono ben resa conto anche io, quelle – per fortuna poche – volte in cui i miei bambini si sono ammalati.
 
Il ruolo della mamma non va messo in discussione, il tuo ruolo è al sicuro, anche se in un certo periodo della crescita tuo figlio sembra preferire il papà.
“Fabio, quanto bene vuoi al papà?” 
“Cinque chilometri!” 
“e alla mamma?” 
“Tre!” 
“Perché?”
“Perché tu mi hai perso il conorso!”  (ritrovato dopo pochi minuti per fortuna!!!)
Ora mi ha perdonato, e anche io sono a quota cinque.

Tuttavia, ogni tanto Fabio indice delle gare di lettura pre-nanna tra me e il papà e, puntualmente, decreta vincitore il suo “papino”, anche negando l’evidenza della mia netta superiorità ;-). 

Pazienza.
 
E a casa tua, chi è il preferito?

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A presto, 
 
Adele
 
 
 
 
 

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