A settembre anche Marco, il mio neo treenne, inizierà l’avventura alla scuola dell’infanzia, e noi con lui.
Per questo, ieri sera ho partecipato a un incontro sul tema dell’inserimento, a cui erano presenti tutte le educatrici della scuola e la direttrice che, per nostra fortuna, è una donna in gamba e una pedagogista preparata.
Magari non era così indispensabile partecipare, visto che Fabio, il più grande, frequenta il secondo anno nella stessa scuola, ma nel frattempo la direttrice è cambiata e m’interessava ascoltare il suo punto di vista su questo momento così delicato.
Ho pensato di condividere con voi le riflessioni e i consigli più interessanti che sono emersi 🙂
Prima di tutto, il fatto che un bambino di tre anni sia pronto per affrontare l’esperienza della scuola dell’infanzia non significa che sia una passeggiata.
Per lui è, in ogni caso, un cambiamento traumatico, è l’ingresso in un mondo nuovo, è una sorta di “debutto in società”.
E non è detto che un bimbo che viene dall’asilo nido sia facilitato nell’inserimento: è comunque un cambiamento di ambiente, di educatori, di compagni, di organizzazione della giornata.
Al centro c’è il bambino, con la sua individualità. Ogni bambino va osservato e ascoltato, per capire quali sono per lui i tempi ottimali d’inserimento e concordarli con l’insegnante.
La direttrice poi ha sottolineato il fatto che, per quanto sia comprensibile che i genitori abbiano impegni e necessità di organizzarsi, lasciare da subito un bimbo al pre e post asilo, quindi tenerlo quasi 10 ore a scuola, di certo non gli giova.
Serve quindi disponibilità e flessibilità, per far vivere al bambino questo momento nel migliore dei modi.
Un aspetto che si è subito affrontato durante l’incontro è stato: come comportarsi al momento di lasciarlo all’asilo?
Dunque, non dire mai al bambino “Torno tra cinque minuti a prenderti”.
Anche se lui non sa esattamente quanti siano cinque minuti, sa bene che è un tempo breve, perché glielo ripetiamo più volte durante la giornata: “Tra cinque minuti si mangia!”, “Tra cinque minuti si esce dalla vasca!” e così via.
Piuttosto dire magari “Vado a fare la spesa, poi vengo a prenderti”. Anche se non è vero, il bambino non sa quanto ci vuole per fare la spesa e quindi non si crea false aspettative.
Non fare al bambino promesse che non manterremo, pensando che lui non capisca abbastanza. Questo è fondamentale.
E poi? Non sostare nel salone fuori dalla classe, buttando di continuo un occhio per vedere se il bambino piange o, peggio, salutarlo tornando 10 volte sui nostri passi, come se lo stessimo lasciando al patibolo.
Un bel “Ciao” sereno e sorridente, deciso, e via.
Se ci mostriamo titubanti o, peggio, piangiamo, nostro figlio penserà che l’asilo sia un posto terribile… e prova a immaginare con che entusiasmo ci vorrà rimanere ;-).
Se noi siamo in ansia, inevitabilmente la trasmetteremo al bambino, con ovvie conseguenze.
Una mamma ha chiesto “C’è qualcosa che possiamo dire al nostro bambino in questi mesi, per prepararlo all’ingresso all’asilo?”
Oltre a parlarne sempre in modo positivo, naturalmente, la direttrice ha consigliato di cogliere i momenti in cui il bambino sta svolgendo un’attività, un gioco, che a lui piace molto (colorare, giocare con la farina, con l’acqua, costruire…) e fargli notare che quell’attività, che a lui piace così tanto, la potrà svolgere anche all’asilo.
Mi sembra un ottimo consiglio, non trovi?
Bene, ora appuntamento tra due settimane per sapere in che classe sarà Marco e per trascorrere una mattina con i suoi nuovi compagni.
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A presto,
Adele